Eccola qui la lista Ilva degli «omaggi e regalie» 2010-2011. Soldi regalati a questo o quello oppure spesi per comprare pacchi dono. Gesti che non comportano alcun reato, ma che secondo la Guardia di finanza indicano quanto elevato fosse il budget a disposizione di Girolamo Archinà, il capo delle relazioni pubbliche dell'azienda accusato di fare pressioni sulle istituzioni per favorire in ogni modo l'acciaieria. E la lista indica anche quanto estesa fosse la rete di contatti «sociali» dell'Ilva nel territorio.
Ho sempre avuto una certa riluttanza verso le regalie aziendali soprattutto quando individuano nel pubblico i propri destinatari. Sponsorizzazioni di eventi, regali ad enti o istituzioni, sono tutte iniziative che dietro puzzano di compensazione, di tornaconto, di italianissimo "non si fa niente, per niente", soprattutto quando di mezzo ci sono i soldi.
Di fatto è il meccanismo che regola le lobby, da quelle delle case farmaceutiche che visitano i medici, passando per quelle delle multinazionali che affollano il Transatlantico in parlamento, fino ad arrivare alle sponsorizzazioni con cui le aziende permettono molte manifestazioni o iniziative locali.
Penso che tutto questo andrebbe normato. In un certo modo ostacolato, impedito. La pubblica amministrazione e la politica, da quella nazionale a quella locale, dovrebbe essere liberata da questi "scambi" legalmente ammessi. Altrimenti non possiamo stupirci che un sindaco sia costretto a inchinarsi e ringraziare la grande azienda di turno che magari gli permette di organizzare un evento che il comune non avrebbe mai potuto fare autofinanziandosi (ogni riferimento a cose accadute è puramente casuale).
E gli argomenti valgono anche per quanti vorrebbero cancellare completamente il finanziamento pubblico della politica esponendola al libero mercato, ai migliori offerenti in grado di "acquistare" provvedimenti legislativi a loro graditi.