Il dibattito sull'accorpamento delle Province fa tornare d'attualità i soliti campanilismi per cui tutti difendono il loro come il migliore dei territori possibili. Io ritengo che la giusta via sia stata finalmente segnata e non possiamo, né dobbiamo fermarci. Ritengo, ad esempio, che il passaggio successivo e davvero rivoluzionario sarà quello delle fusioni dei comuni; quanto mai attuale nell'epoca dei tagli dei trasferimenti agli enti locali e della razionalizzazione dei servizi. Abbasso i campanili. L'unica preoccupazione che dovrebbe avere un amministratore serio è quella di presidiare l'erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese con minori costi a carico degli stessi. Trasferiamo con coraggio competenze dalle province (via via da commissariare e poi eliminare) alle regioni e a comuni con l'obbligo di accorparsi con criteri di natura territoriale e demografica, garantendo loro autonomie di imposizione fiscale e spesa sempre più consistenti. Il dibattito, soprattutto per una politica che fa delle amministrazioni dei castelli da conquistare è tutto in salita ma fa piacere sapere che nella Bassa di tutto questo si è cominciato a ragionare da un pezzo.
Otto Comuni che potrebbero diventare tre. Non ci sono solo Este e Ospedaletto Euganeo ad affrontare il tema della fusione dei Comuni. L’argomento è particolarmente dibattuto nella Bassa Padovana, forse l’area della provincia che più sta prestando attenzione a questa prospettiva radicale nel mondo delle amministrazioni locali. Este-Ospedaletto. La fusione di Este con Ospedaletto Euganeo è stata la più reclamizzata ed è quella con l’iter più avanzato. Lo scorso 2 giugno si è svolto un consiglio comunale congiunto fra le due municipalità nel corso del quale a larga maggioranza è stato approvato l’avvio di un percorso che miri a valutare le opportunità della fusione. Qualche mese prima le due amministrazioni avevano aderito all’associazione Master legata all’Università di Padova, nell’ottica di valutare il progetto di fusione. Tra le varie riflessioni era emerso anche il possibile nome da dare al nuovo ente, Ateste, in omaggio alle antiche origini del territorio. Carceri-Vighizzolo. Per lanciare l’idea di fusione tra Carceri e Vighizzolo d’Este, il sindaco del primo Comune, Tiberio Businaro, ha pubblicato nel sito municipale addirittura un sondaggio. Questo il quesito sottoposto ai cittadini: «Per riuscire a mantenere e migliorare i servizi, saresti favorevole alla fusione dei Comuni di Carceri e Vighizzolo?». Hanno votato in 73 ed è stato quasi un plebiscito: l’88% ha dato il proprio assenso. A fine estate entrambi i consigli comunali hanno deliberato all’unanimità – dunque con il voto favorevole anche delle opposizioni – l’affidamento dell’incarico ad Anci Sa di redarre uno studio di fattibilità sull’ipotesi di fusione. A febbraio il progetto sarà pronto. L’idea è quella di arrivare al referendum per l’accorpamento totale dei due Comuni entro marzo 2014. Boara Pisani e limitrofi. Il tentativo di fusione forse meno reclamizzato è quello che coinvolge Boara Pisani, Barbona, Stanghella e Vescovana, e questo nonostante siano coinvolti ben quattro Comuni e quasi 10 mila residenti. Lo scorso 8 ottobre il Comune di Boara, capofila dell’iniziativa, ha conferito alla Consulting snc di Padova l’incarico finalizzato alla redazione dello studio di fattibilità. Visti i tempi affini a quelli di Carceri, non è escluso che già entro due anni i residenti dei quattro paesi siano chiamati a votare. Le altre proposte. Questi sono i tre progetti “certi”. Non mancano tuttavia altri spunti di riflessione sul tema. L’estate scorsa il sindaco di Pernumia, Luciano Simonetto, aveva proposto di fondere assieme il proprio Comune assieme a Monselice e San Pietro Viminario, con l’intento di dare vita alla “grande Monselice”. L’ipotesi era arrivata per avere un’alternativa più valida all’idea di fusione con i comuni del Conselvano e in realtà è stata snobbata dall’amministrazione monselicense.
A Baone nell’ultimo consiglio comunale il sindaco ha comunicato la possibilità di creare un’aggregazione assieme a Vo’, Lozzo Atestino e Battaglia Terme, mentre qualche giorno prima a Este si era parlato della grande unione dell’Estense.
Un altro scenario che si è profilato è quello proposto dall’esecutivo del Parco Colli e appoggiato dall’assessore regionale Franco Manzato, con l’unione di tutti e 15 Comuni del Parco. Proposta allettante, ma poco praticabile visto la difficile coesistenza di Este, Monselice e dei comuni termali. Più arido è il dibattito in merito nell’area Montagnanese: lo scorso 17 settembre il sindaco della città murata Loredana Borghesan aveva convocato un incontro per avviare un dibattito sulla maxi-unione di Sculdascia e Megliadina, senza però ottenere grandi consensi, e comunque senza arrivare a trattare il tema delle fusioni.