E' notizia di ieri che il Comune di Limena ha dovuto emettere un’ordinanza per obbligare una ditta locale a mettere in sicurezza il proprio impianto di biogas, dopo che l’Arpav aveva trovato nei fanghi di lavorazione delle sostanze potenzialmente inquinanti.
A Monselice il dibattito ruota attorno al progetto presentato da Agricola Berica per ottenere l'autorizzazione alla costruzione di un impianto di questo tipo presso lo stabilmento localizzato a San Bortolo. Per ora è tutto bloccato per l'intervento di comitati locali nonché per una variante urbanistica votata all'unamità durante l'ultimo consiglio comunale. Le contrarietà dei sanbortolani sono certamente giustificate da una presenza che da tanti anni appesta l'aria con odori non proprio gradevoli (dopo rassicurazioni fornite anche in passato sulla riduzione degli stessi), ma le preoccupazioni sono anche altre.
Sui pro e contro che riguardano questa tecnologia si può scrivere molto. Ma evito il copia e incolla e vi consiglio di leggere qui.
In linea generale credo che non si possa essere d'accordo sulle energie rinnovabili e sulla green economy solo quando esse non entrano in conflitto col giardino di casa nostra. Certamente è sbagliato che ci sia terreno agricolo sacrificato per la produzione massiva di mais destinato a diventare biomassa (e vale per i campi ricoperti di pannelli fotovoltaici); è incompatibile la costruzione di impianti non strettamente necessari a soddisfare il fabbisogno energetico dell'azienda che li installa; miope si rivela una politica degli incentivi che producono effetti distorti sul mercato (si vuole produrre energia in esubero per farsela pagare fior di quattrini).
Si dovrebbe ripartire da una normativa nazionale che uniformi gli iter autorizzativi di questi impianti e da piani energetici di zona che diano le linee guida di uno sviluppo omogeneo di tipologie di impianti per i quali spuntano richieste di autorizzazione a macchia di leopardo e singole problematiche da affrontare con forti contrapposizioni sociali.
Si dovrebbe ripartire da una normativa nazionale che uniformi gli iter autorizzativi di questi impianti e da piani energetici di zona che diano le linee guida di uno sviluppo omogeneo di tipologie di impianti per i quali spuntano richieste di autorizzazione a macchia di leopardo e singole problematiche da affrontare con forti contrapposizioni sociali.