A partire da quest'anno è stata introdotta una normativa che prevede che i revisori dei conti dei comuni italiani non vengano più nominati dalle maggioranze che li governano ma estratti a sorte da uno specifico albo a cui si possono iscrivere gli aventi diritto. Per qualcuno l'ennesima burocrazia che può rallentare l'azione amministrativa (il punto di vista del sindaco Lunghi), da parte mia una normativa di buon senso che garantisce i cittadini rispetto ad un controllo dei bilanci pubblici indipendente da chi li redige (ma il sindaco ha detto che ragiono così perché non ho mai amministrato...).
Benché questa normativa per ora non sia estesa ad enti a completa gestione pubblica come le case di riposo, durante l'ultimo consiglio di amministrazione del centro servizi per anziani di Monselice ne ho proposto l'adozione. Era infatti all'ordine del giorno, su proposta del presidente Vitale, il rinnovo dell'incarico triennale agli attuali revisori dei conti senza alcuna discussione preventiva in consiglio né l'esame da parte dello stesso di altri curricula.
Ho espresso il mio voto contrario non evidenziando alcuna perplessità personale o professionale che riguardasse gli attuali revisori. Mi sono solo premurato di proporre una forma di discontinuità a esclusiva tutela dell'ente, di chi lo governa e di chi lo finanzia, ossia gli ospiti e noi contribuenti: una scelta che garantisse la terzietà di questi soggetti controllori rispetto ai controllati e che ci avvantaggiasse di un esame più approfondito del bilancio affidandolo a qualcuno che non l'avesse mai visionato precedentemente. Motivazioni rimaste purtroppo inascoltate.