PIERLU.org | il blog di pierluigi giaccarello
30 aprile 2013
Riapre il Bosco dei Frati con la nuova gestione
Taglio del nastro, con un pienone di pubblico, domenica mattina, per il Bosco dei Frati, riaperto "ufficialmente" nella nuova gestione della Enars Acli. Più di duecento persone hanno voluto approfittare della bella giornata per visitare il Parco Buzzaccarini, ripulito e rimesso a nuovo dai volontari dell'associazione che ha vinto il bando per la gestione. I visitatori hanno poi potuto festeggiare con il buffet e l'aperitivo nel verde, mentre i bambini giocavano allo spettacolare Gioco dell’oca gigante, allestito per l'occasione. Sempre nella stessa giornata è decollato anche il bookcrossing, una iniziativa a chiusura della "Settimana del libro": al chiosco circoleranno un centinaio di libri, che tutti possono prendere in prestito e restituire poi in questo o in altri luoghi destinati al bookcrossing. Tante le attività in programma prossimamente: a giugno partirà tutti i lunedì la Zumba con Eros, e non mancheranno nemmeno ballo liscio e latino americano e i concerti dal vivo. È già stato allestito anche un campo da pallavolo.
Un partito in attesa.
Ieri alla Camera solo due deputati del PD non hanno votato la fiducia al governo Letta, l'indipendente Mattiello e l'ormai noto alle cronache Civati che oggi in un post racconta un partito sempre più chiuso in se stesso. Da una parte la base di iscritti ed elettori dove vi è un generale dissenso rispetto al governissimo, dall'altra i dirigenti che in nome della responsabilità e della pacificazione (termine che ieri riempiva la bocca dei parlamentari almeno quanto la saliva) hanno accettato queste larghissime e vaghissime intese.
Ieri ho incontrato al supermercato un militante del PD che si rammaricava per la mia uscita dal partito e mi invitava ad attendere il congresso perché sono "loro" (non ho capito se si riferiva ai 101 sconosciuti o più in generale al gruppo dirigente) a doversene andare, non "noi", sostenendo che nei circoli non vi sono le divisioni che guastano il partito a Roma. L'ho ascoltato, ringraziato ma me ne sono andato con l'impressione che anche fra i militanti nei nostri circoli il confine fra le categorie del loro e del noi stia diventando sempre più confuso. Da quando il PD è nato la maggior parte di essi si è sempre comportato secondo la logica delle appartenenze pregresse e il partito è quello che si è voluto che fosse. E le responsabilità non hanno i capelli bianchi: i giovani democratici che oggi sono impegnati in un #occupypd permanente hanno vissuto vicende simili.
Ieri Enrico Letta ha enunciato un programma di cui questo Paese ha bisogno da vent'anni (legge sui conflitti di interesse a parte). Ma si è dato diciotto mesi per verificarne l'efficacia. Tuttavia, quali che siano i risultati, ho l'impressione che questo governo durerà di più, tutto il tempo necessario a far sì che Matteo Renzi non basti a questo PD per tornare a vincere da solo.
Ieri ho incontrato al supermercato un militante del PD che si rammaricava per la mia uscita dal partito e mi invitava ad attendere il congresso perché sono "loro" (non ho capito se si riferiva ai 101 sconosciuti o più in generale al gruppo dirigente) a doversene andare, non "noi", sostenendo che nei circoli non vi sono le divisioni che guastano il partito a Roma. L'ho ascoltato, ringraziato ma me ne sono andato con l'impressione che anche fra i militanti nei nostri circoli il confine fra le categorie del loro e del noi stia diventando sempre più confuso. Da quando il PD è nato la maggior parte di essi si è sempre comportato secondo la logica delle appartenenze pregresse e il partito è quello che si è voluto che fosse. E le responsabilità non hanno i capelli bianchi: i giovani democratici che oggi sono impegnati in un #occupypd permanente hanno vissuto vicende simili.
Ieri Enrico Letta ha enunciato un programma di cui questo Paese ha bisogno da vent'anni (legge sui conflitti di interesse a parte). Ma si è dato diciotto mesi per verificarne l'efficacia. Tuttavia, quali che siano i risultati, ho l'impressione che questo governo durerà di più, tutto il tempo necessario a far sì che Matteo Renzi non basti a questo PD per tornare a vincere da solo.
29 aprile 2013
Sui revisori dei conti della casa di riposo di Monselice
A partire da quest'anno è stata introdotta una normativa che prevede che i revisori dei conti dei comuni italiani non vengano più nominati dalle maggioranze che li governano ma estratti a sorte da uno specifico albo a cui si possono iscrivere gli aventi diritto. Per qualcuno l'ennesima burocrazia che può rallentare l'azione amministrativa (il punto di vista del sindaco Lunghi), da parte mia una normativa di buon senso che garantisce i cittadini rispetto ad un controllo dei bilanci pubblici indipendente da chi li redige (ma il sindaco ha detto che ragiono così perché non ho mai amministrato...).
Benché questa normativa per ora non sia estesa ad enti a completa gestione pubblica come le case di riposo, durante l'ultimo consiglio di amministrazione del centro servizi per anziani di Monselice ne ho proposto l'adozione. Era infatti all'ordine del giorno, su proposta del presidente Vitale, il rinnovo dell'incarico triennale agli attuali revisori dei conti senza alcuna discussione preventiva in consiglio né l'esame da parte dello stesso di altri curricula.
Ho espresso il mio voto contrario non evidenziando alcuna perplessità personale o professionale che riguardasse gli attuali revisori. Mi sono solo premurato di proporre una forma di discontinuità a esclusiva tutela dell'ente, di chi lo governa e di chi lo finanzia, ossia gli ospiti e noi contribuenti: una scelta che garantisse la terzietà di questi soggetti controllori rispetto ai controllati e che ci avvantaggiasse di un esame più approfondito del bilancio affidandolo a qualcuno che non l'avesse mai visionato precedentemente. Motivazioni rimaste purtroppo inascoltate.
Benché questa normativa per ora non sia estesa ad enti a completa gestione pubblica come le case di riposo, durante l'ultimo consiglio di amministrazione del centro servizi per anziani di Monselice ne ho proposto l'adozione. Era infatti all'ordine del giorno, su proposta del presidente Vitale, il rinnovo dell'incarico triennale agli attuali revisori dei conti senza alcuna discussione preventiva in consiglio né l'esame da parte dello stesso di altri curricula.
Ho espresso il mio voto contrario non evidenziando alcuna perplessità personale o professionale che riguardasse gli attuali revisori. Mi sono solo premurato di proporre una forma di discontinuità a esclusiva tutela dell'ente, di chi lo governa e di chi lo finanzia, ossia gli ospiti e noi contribuenti: una scelta che garantisse la terzietà di questi soggetti controllori rispetto ai controllati e che ci avvantaggiasse di un esame più approfondito del bilancio affidandolo a qualcuno che non l'avesse mai visionato precedentemente. Motivazioni rimaste purtroppo inascoltate.
I 102 sparatori
Solo una cosa mi auguravo dopo il tragico evento di ieri: che qualcuno nel PD non usasse l'argomento che la fiducia al governo si DEVE votare perché potrebbe innescarsi un periodo di lotta violenta in caso di ulteriore impasse politica. La logica del male necessario. Dello sciroppo cattivo che fa tanto bene. Lo sparatore non è uno solo. Con la giornata di ieri salgono a 102.
27 aprile 2013
Se devi comprare una macchina fotografica come ti comporti?
Vi siete mai chiesti: ma se ci fossi io al posto loro come farei una determinata cosa? Mi riferisco a chi amministra la cosa pubblica, cioè i nostri soldi per esigenze della collettività.
Chiaro: ci sono cose che non hanno una risposta univoca data dal buon senso. Esistono questioni complesse che spaccano la popolazione proprio perché coinvolgono interessi contrastanti. Penso alla vicenda del revamping Italcementi o alla recente vicenda del biogas Agricola Berica su cui scriverò qualcosa nei prossimi giorni. E' normale che di fronte a certi argomenti il dibattito e le conseguenti posizioni possano essere molto diverse fra loro.
Ma se vi dicessi che il comune ha bisogno di acquistare una macchina fotografica Nikon D3200 con obiettivo e memory card cosa fareste se foste un dirigente che guadagna migliaia di euro al mese? Se doveste acquistarla voi con i vostri soldi come vi comportereste?
Pensateci, rispondetevi e poi cliccate qui per vedere come ha deciso di farlo il comune di Monselice e qui per vedere dove sarei andato io. Con quei 300 euro avrei fatto dell'altro.
Chiaro: ci sono cose che non hanno una risposta univoca data dal buon senso. Esistono questioni complesse che spaccano la popolazione proprio perché coinvolgono interessi contrastanti. Penso alla vicenda del revamping Italcementi o alla recente vicenda del biogas Agricola Berica su cui scriverò qualcosa nei prossimi giorni. E' normale che di fronte a certi argomenti il dibattito e le conseguenti posizioni possano essere molto diverse fra loro.
Ma se vi dicessi che il comune ha bisogno di acquistare una macchina fotografica Nikon D3200 con obiettivo e memory card cosa fareste se foste un dirigente che guadagna migliaia di euro al mese? Se doveste acquistarla voi con i vostri soldi come vi comportereste?
Pensateci, rispondetevi e poi cliccate qui per vedere come ha deciso di farlo il comune di Monselice e qui per vedere dove sarei andato io. Con quei 300 euro avrei fatto dell'altro.
Lettera aperta a Pippo Civati
Caro Pippo,
in questi giorni ti sto seguendo assiduamente e dai voce agli argomenti che continuano ad affollarmi la testa. Io facevo fino a venerdì scorso il segretario di circolo. Dopo il trattamento riservato a Prodi da questo PD non ce l'ho più fatta.
Come te sono convinto che alternative ce ne sarebbero state se solo avessero avuto più coraggio e ci si fosse ancorati con minor ipocrisia al catastrofismo dialettico dilagante. Io temo che il governissimo non darà quelle risposte che la crisi impone: quella di chi viene in banca a chiedermi un anticipo sullo stipendio perché deve pagare la bolletta del gas, non quella che riempie la bocca di quelli che saranno i prossimi minisitri della repubblica. Io ho deciso di abbandonare il PD. Non riesco nemmeno a dare ascolto a chi mi dice resta per cambiarlo davvero. L'ho scritto sul mio blog e qui lo ripeto: per cambiare qualcosa essa dev'esserci, ho l'impressione che il PD proprio non esista. Come dice Bersani (qua gli do ragione) si è forse ridotto (da quando è nato) ad uno spazio politico dove ognuno possa rivendicarne la propria quota.
Ho l'impressione che (per ora) ci sia solo tu a dare qualche barlume di speranza benché una domanda non trovi in me una risposta: come potrai diventare segretario dello stesso partito che nel frattempo sarà a Palazzo Chigi con il presidente del consiglio e alcuni ministri? Convincimi come solo tu sai fare.
Con stima,
Pierluigi Giaccarello
26 aprile 2013
Al posto della paura torni la passione.
Tutti dovrebbero vedere Viva la libertà, i politici e gli elettori. La lezione del professor Ernani è una lezione di vita preziosissima: in questo mondo dominato dal catastrofismo, al posto della paura deve tornare la passione.
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
Bertolt Brecht, “A chi esita"
Traduzione di Franco Fortini
(Via Roberto Andò)
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
Bertolt Brecht, “A chi esita"
Traduzione di Franco Fortini
(Via Roberto Andò)
Parliamo di scelte non dell'inevitabile.
Condivido molto queste parole di Serra. Ognuno parli delle proprie SCELTE. Non dell'INEVITABILE. Ne gioveremmo tutti.
Non ci sono dissidenti o responsabili. Ma persone, movimenti, partiti che SCELGONO in un senso o nell'altro con ovvie conseguenze.
E io la mia scelta di fronte a una scelta del PD l'ho fatta.
Non ci sono dissidenti o responsabili. Ma persone, movimenti, partiti che SCELGONO in un senso o nell'altro con ovvie conseguenze.
E io la mia scelta di fronte a una scelta del PD l'ho fatta.
25 aprile 2013
Vivo, sono partigiano. Buon 25 aprile.
"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia...Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che si va costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Antonio Gramsci 11 febbraio 1917
L’indifferenza è il peso morto della storia...Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che si va costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Antonio Gramsci 11 febbraio 1917
24 aprile 2013
I bambini e la lettura: anche buone notizie a Monselice.
Siamo abituati a leggere solo le cose che non vanno a Monselice e dintorni. Ma dobbiamo anche raccontare le cose belle. Questa ne è un esempio.
Gli alunni della scuola primaria "Giorgio Cini" di Monselice, in collaborazione con l'Ascom, hanno effettuato ieri mattina il loro Flash book mob. Si sono prima radunati in piazza Mazzini per leggere insieme e gridare lo slogan a favore della lettura, poi divisi per classe hanno letto il loro libro preferito dentro e davanti i negozi Ascom che hanno aderito all'iniziativa, che a loro volta hanno regalato libri per le biblioteche di classe. A scuola hanno invece allestito una mostra.
23 aprile 2013
Ogni momento di crisi rappresenta un'opportunità.
Ogni momento di crisi rappresenta un'opportunità per mettere in discussione i propri equilibri. La scelta che ho fatto mi è costata più dal punto di vista umano che politico. Dopo 9 anni lascio una militanza alla quale non mi sentivo più in grado di appartenere ma soprattutto un patrimonio di relazioni umane. Spesso sono entrato in conflitto con logiche di appartenenza pregressa alle quali non mi sono mai riuscito ad adattare, creando anche conflitto all’interno della nostra organizzazione.
Mi considero un progressista ma vedo una politica nazionale (anche quella del PD) sempre più conservatrice, arroccata in difesa dello status quo, delle renditi di posizione di ogni lobby, di sfere di influenza del potere equamente distribuite. La scelta dell’ennesimo governo delle larghe intese (di queste intese con la destra di Berlusconi dopo l’esperienza fallimentare del governo Monti) rappresenta per me una soglia oltre la quale l’ostacolo mi risultava invalicabile. Lo era in primis da elettore, figuratevi da dirigente territoriale. So che molti compagni di partito continuano a coltivare il sogno che qualcosa di diverso si possa realizzare (la maggioranza del circolo di Monselice a cui auguro ogni bene e ogni fortuna) e io li rispetto.
Ma per me un’ulteriore apertura di credito a questo PD era impossibile. Me lo dettava una coerenza con i miei valori che mi hanno obbligato a una scelta solitaria, che non ha coinvolto – e me ne scuso - il direttivo che rappresentavo fino a venerdì scorso.Ho sempre creduto in un personale impegno politico che si fondasse su due pilasti ben precisi: l’autonomia economica e lavorativa dalla politica e l’azione concentrata soprattutto in chiave locale. Queste rimarranno sempre le due stelle polari che guidano la mia passione per il governo del bene comune. Adesso sentivo che questa era la scelta più giusta da fare.
Mi considero un progressista ma vedo una politica nazionale (anche quella del PD) sempre più conservatrice, arroccata in difesa dello status quo, delle renditi di posizione di ogni lobby, di sfere di influenza del potere equamente distribuite. La scelta dell’ennesimo governo delle larghe intese (di queste intese con la destra di Berlusconi dopo l’esperienza fallimentare del governo Monti) rappresenta per me una soglia oltre la quale l’ostacolo mi risultava invalicabile. Lo era in primis da elettore, figuratevi da dirigente territoriale. So che molti compagni di partito continuano a coltivare il sogno che qualcosa di diverso si possa realizzare (la maggioranza del circolo di Monselice a cui auguro ogni bene e ogni fortuna) e io li rispetto.
Ma per me un’ulteriore apertura di credito a questo PD era impossibile. Me lo dettava una coerenza con i miei valori che mi hanno obbligato a una scelta solitaria, che non ha coinvolto – e me ne scuso - il direttivo che rappresentavo fino a venerdì scorso.Ho sempre creduto in un personale impegno politico che si fondasse su due pilasti ben precisi: l’autonomia economica e lavorativa dalla politica e l’azione concentrata soprattutto in chiave locale. Queste rimarranno sempre le due stelle polari che guidano la mia passione per il governo del bene comune. Adesso sentivo che questa era la scelta più giusta da fare.
Masoch-citorio
Il discorso di Masoch-citorio, in cui il Presidente ha maltrattato i politici fra gli applausi scroscianti dei medesimi, ha provocato un immediato effetto di emulazione nelle altre categorie di furbacchioni del Paese.
Pochi minuti dopo lo storico cazziatone presidenziale, veniva segnalato un assembramento di automobilisti in via Veneto: stavano portando in trionfo il vigile che li aveva multati per parcheggio in quadrupla fila (nella mischia qualcuno cercava di sfilargli i verbali dalle tasche). A riprova che da noi il senso di colpa prevale sempre su quello del ridicolo, nei dintorni di piazza del Popolo alcuni evasori fiscali con yacht a carico facevano la ola a una pattuglia della Guardia di Finanza, costringendola a passare sotto una cascata di scontrini, ovviamente falsi. Molto toccante la scena all’uscita della metropolitana di via Barberini, dove una madre esasperata ha requisito il computerino ai figli, che hanno accolto la decisione con urla di giubilo, tuffandosi nella lettura dei libri di scuola. (Sotto la copertina c’erano le istruzioni di un videogioco). In piazza di Spagna un marito fedifrago ascoltava a testa bassa la gelida requisitoria della moglie, interrompendone i passaggi più significativi con vivissimi applausi, mentre tramite sms spostava di mezz’ora l’appuntamento con l’amante. Nulla è più liberatorio dell’essere scoperti, nulla più dolce della possibilità di sdoppiarsi fra vittima e carnefice smanioso di espiazione. Noi Dostoevskij non abbiamo bisogno di leggerlo: lo abbiamo nelle vene. Naturalmente un Dostoevskij in versione light. Un peccatore felice di pentirsi perché non vede l’ora di ricominciare.
(Massimo Gramellini)
Pochi minuti dopo lo storico cazziatone presidenziale, veniva segnalato un assembramento di automobilisti in via Veneto: stavano portando in trionfo il vigile che li aveva multati per parcheggio in quadrupla fila (nella mischia qualcuno cercava di sfilargli i verbali dalle tasche). A riprova che da noi il senso di colpa prevale sempre su quello del ridicolo, nei dintorni di piazza del Popolo alcuni evasori fiscali con yacht a carico facevano la ola a una pattuglia della Guardia di Finanza, costringendola a passare sotto una cascata di scontrini, ovviamente falsi. Molto toccante la scena all’uscita della metropolitana di via Barberini, dove una madre esasperata ha requisito il computerino ai figli, che hanno accolto la decisione con urla di giubilo, tuffandosi nella lettura dei libri di scuola. (Sotto la copertina c’erano le istruzioni di un videogioco). In piazza di Spagna un marito fedifrago ascoltava a testa bassa la gelida requisitoria della moglie, interrompendone i passaggi più significativi con vivissimi applausi, mentre tramite sms spostava di mezz’ora l’appuntamento con l’amante. Nulla è più liberatorio dell’essere scoperti, nulla più dolce della possibilità di sdoppiarsi fra vittima e carnefice smanioso di espiazione. Noi Dostoevskij non abbiamo bisogno di leggerlo: lo abbiamo nelle vene. Naturalmente un Dostoevskij in versione light. Un peccatore felice di pentirsi perché non vede l’ora di ricominciare.
(Massimo Gramellini)
22 aprile 2013
Il giuramento di Napolitano.
L'ipocrisia di un Parlamento che applaude la più sonora lavata di capo della storia della Repubblica la misureremo con le azioni di cui ci dovranno rendere conto nelle prossime settimane. Aspetto con impazienza.
20 aprile 2013
Per cambiare qualcosa dev'esserci qualcosa. Questo è il punto. Non c'è.
Ringrazio quanti hanno commentato finora su facebook. Sia per gli attestati di stima che per gli appelli a un ripensamento.
Voglio solo sottolineare che questa non è la scelta di qualcuno che nelle difficoltà getta la spugna. Ho iniziato a fare politica nel 2004 nei Democratici di Sinistra alle porte della campagna elettorale che per qualche voto non ci ha permesso di amministrare con il candidato sindaco Corso. Dopo due anni e mezzo mi è stata data l'opportunità di diventare il segretario della locale sezione dei Ds. Ho creduto con tutto me stesso al progetto di costruzione del Partito Democratico di cui sono diventato il primo segretario a Monselice. Ricordo ancora con commozione le parole di Veltroni alla grande manifestazione al Circo Massimo. Poi Veltroni si è dimesso (forse per gli stessi motivi che ieri hanno mietuto vittime del calibro di Prodi, Bindi e Bersani). Nel 2009 abbiamo vissuto la stagione delle amministrative a Monselice con primarie vissute in modo simile al voto di ieri. Nessuno si era espresso in modo critico nei confronti dell'unica candidatura PD proposta (dopo il defilarsi di una seconda candidatura interna) e il dissenso si è consumato nel segreto dell'urna. Non ho abbandonato il PD ma ho cercato di condurlo a sostegno del candidato Miazzi che non avevo certo votato alle primarie. L'ho fatto con coerenza e mettendoci la faccia. Gli amici del PD mi hanno punito per l'esito delle primarie impedendomi di far parte del consiglio comunale. Ad elezioni perse con un risultato meno negativo che in altri comuni presentavano candidati del PD (penso a Piove di Sacco e Selvazzano) mi sono dimesso dal ruolo di segretario ma sono rimasto sempre nel direttivo locale credendo al progetto di continuare a costruire il PD che aveva ispirato Veltroni nel suo celebre discorso al Lingotto di Torino (andate a vedervi il video su youtube). Nel 2009 ho sostenuto Franceschini alle primarie che hanno poi indicato in Bersani il segretario del PD. Non sono scappato nemmeno in quell'occasione. Ho promosso in prima fila un percorso di alternativa per l'individuazione del candidato alla segreteria provinciale del PD aggregato attorno alla figura di Francesco Corso, andando in giro per la provincia a spiegare le motivazioni che ci opponevano alla candidatura di Federico Ossari. Abbiamo perso ma siamo rimasti responsabilmente a dire la nostra dentro il partito. Nel 2011, dopo le dimissioni di Loretta Sattin perché si avviava a diventare mamma per la seconda volta, mi è stato proposto di tornare alla guida del circolo locale. Non volevo tornare a ricoprire un ruolo nel quale mi ero già potuto misurare e ho chiesto e ottenuto dai compagni di direttivo consenso di fronte alla proposta di dare uno scatto di vitalità al PD locale con un avvicendamento in consiglio comunale che avrebbe permesso di fare un'esperienza amministrativa a due giovani come Federico Bettin e il sottoscritto, i primi dei non eletti nella lista del PD nel 2009. Vi era un generale consenso ma non la disponibilità degli attuali consiglieri. Mi è stato quindi chiesto di tornare a rappresentare il circolo locale nel febbraio dello scorso anno in modo unanime e, per responsabilità, ho accettato. In questi mesi mi sono sforzato di comporre un quadro che spesse volte continua a restare eterogeneo al nostro interno. Un'eterogeneità che di per sé non è un disvalore se non fosse riconducibile ad appartenenza pregresse o a istinti di personale autoconservazione. E ho continuato a farlo sapendo che di fronte avevamo una stagione importante: le elezioni politiche, il congresso del PD, le amministrative del 2014. Il primo di questi tre appuntamenti se non per il PD (vedremo!) è stato fatale almeno per me. La sindrome autoimmune del PD che in 48 ore ha permesso di giocarci Bersani e Prodi solo per consumare sulle pelle dell'Italia antichi rancori interni mi schifa e non mi consente di immaginare la mia passione politica ancora al servizio di questo partito. Mi dispiace solo per tutte le persone a cui voglio bene e con cui ho condiviso in questi anni i percorsi di cui parlavo poco sopra. Sono malato di coerenza e me ne scuso. L'ho sempre sostenuto con chi mi chiedeva perché restavo dentro un partito che criticavo costantemente. Rispondevo (e ci credo) che le cose si cambiano da dentro. Non lamentandosene dal di fuori. Ma per cambiare qualcosa questa dev'esserci. Ieri ho capito una volta per tutte che invece il PD non c'è. Non esiste. E quindi non si può cambiare. Ora si può solo costruire qualcosa di nuovo.
19 aprile 2013
Questo PD non mi rappresenta più. Io non posso più rappresentarlo.
Credevo che dopo la notizia della candidatura di Franco Marini che apriva alla scelta del governissimo col PDL non potesse esserci epilogo peggiore di quello invece maturato questo pomeriggio.
Ieri invocavo un ripensamento che permettesse di costruire, dopo l'elezione del Presidente della Repubblica, un governo con il Movimento 5 Stelle. Si è scelto di non convergere sulla candidatura autorevolissima di Stefano Rodotà che avrebbe spianato la strada ad un accordo di governo con i grillini e che, in ogni caso, li avrebbe messi di fronte alla responsabilità di non consentirlo a fronte di una concreta apertura che il PD avrebbe dovuto avere l'umiltà di accettare. Dai voti di ieri e di oggi - caratterizzati dall'incapacità del PD di difendersi da sé stesso - leggo solo autoconservazione di un gruppo dirigente che non si preoccupa degli italiani, del Paese e di tutte le brave persone che nel territorio in modo spontaneo e gratuito si sforzano di garantire rappresentanza ad un partito che oggi come mai ha dimostrato di non essere davvero mai nato.
Si è scelto di pacificare il nostro popolo con il nome di Romano Prodi. Questa scelta non l'ho capita subito ma l'ho condivisa quando ho letto che era stata accolta con un'ovazione prima e poi col voto unanime da parte di tutti i grandi elettori del PD. Oggi, però, ciò che è accaduto mi fa vergognare di rappresentare questo partito nel nostro comune e nel direttivo provinciale. Il fondatore dell'Ulivo, il padre ispiratore di quel PD che abbiamo tentato di costruire con entusiasmo in questi anni, ha subito l'umiliazione di 101 franchi tiratori che con il loro tradimento hanno, a mio avviso, sancito la fine del Partito Democratico. Abbiamo assistito ad un suicidio in diretta tv per il quale il Partito Democratico dovrebbe chiedere scusa agli italiani. E invece già leggo che è partito fra i nostri militanti un dibattito tutto incentrato sull'attribuzione delle responsabilità di quanto accaduto. Ovviamente sempre altrui attribuite. Stomachevole.
Scrivo queste righe con amarezza perché, benché mi sia schierato costantemente fra quanti volevano un partito diverso da quello che in questi ha dato il peggio di sé, mi sono sempre sforzato di difendere con orgoglio il PD mettendoci sempre la faccia anche quando non ne condividevo del tutto le scelte. Oggi però abbiamo davvero superato il limite e il Partito Democratico non solo non mi rappresenta più, ma mi offende e mi fa vergognare di esserne un dirigente territoriale. Non ritengo quindi di poter continuare a rappresentarlo un giorno di più.
Per le ragioni sopra esposte ho comunicato al direttivo le dimissioni irrevocabili da segretario del circolo di Monselice, nonché da membro della direzione provinciale.
Ieri invocavo un ripensamento che permettesse di costruire, dopo l'elezione del Presidente della Repubblica, un governo con il Movimento 5 Stelle. Si è scelto di non convergere sulla candidatura autorevolissima di Stefano Rodotà che avrebbe spianato la strada ad un accordo di governo con i grillini e che, in ogni caso, li avrebbe messi di fronte alla responsabilità di non consentirlo a fronte di una concreta apertura che il PD avrebbe dovuto avere l'umiltà di accettare. Dai voti di ieri e di oggi - caratterizzati dall'incapacità del PD di difendersi da sé stesso - leggo solo autoconservazione di un gruppo dirigente che non si preoccupa degli italiani, del Paese e di tutte le brave persone che nel territorio in modo spontaneo e gratuito si sforzano di garantire rappresentanza ad un partito che oggi come mai ha dimostrato di non essere davvero mai nato.
Si è scelto di pacificare il nostro popolo con il nome di Romano Prodi. Questa scelta non l'ho capita subito ma l'ho condivisa quando ho letto che era stata accolta con un'ovazione prima e poi col voto unanime da parte di tutti i grandi elettori del PD. Oggi, però, ciò che è accaduto mi fa vergognare di rappresentare questo partito nel nostro comune e nel direttivo provinciale. Il fondatore dell'Ulivo, il padre ispiratore di quel PD che abbiamo tentato di costruire con entusiasmo in questi anni, ha subito l'umiliazione di 101 franchi tiratori che con il loro tradimento hanno, a mio avviso, sancito la fine del Partito Democratico. Abbiamo assistito ad un suicidio in diretta tv per il quale il Partito Democratico dovrebbe chiedere scusa agli italiani. E invece già leggo che è partito fra i nostri militanti un dibattito tutto incentrato sull'attribuzione delle responsabilità di quanto accaduto. Ovviamente sempre altrui attribuite. Stomachevole.
Scrivo queste righe con amarezza perché, benché mi sia schierato costantemente fra quanti volevano un partito diverso da quello che in questi ha dato il peggio di sé, mi sono sempre sforzato di difendere con orgoglio il PD mettendoci sempre la faccia anche quando non ne condividevo del tutto le scelte. Oggi però abbiamo davvero superato il limite e il Partito Democratico non solo non mi rappresenta più, ma mi offende e mi fa vergognare di esserne un dirigente territoriale. Non ritengo quindi di poter continuare a rappresentarlo un giorno di più.
Per le ragioni sopra esposte ho comunicato al direttivo le dimissioni irrevocabili da segretario del circolo di Monselice, nonché da membro della direzione provinciale.
17 aprile 2013
Renzi ha ragione: "fate quello che volete, ma fate presto!"
Su una cosa Matteo Renzi ha ragione: "fate quello che volete, ma fate presto!". Non sono parole indecenti, né di un miserabile.
E' quello che pensa la gente. Ad esempio che si voti al primo colpo il capo dello Stato. Grillo ha detto in questo momento in diretta, di persona, che per lui e il M5S andrebbe benissimo Rodotà e lo voterebbero. Se fossi il PD non impiegherei tre secondi in più per impegnarsi ad eleggere in prima battuta Rodotà. E' un nome che può essere votato anche dal centrodestra e da Monti. Si lascino perdere Amato, Marini, Finocchiaro, D'Alema o Violante.
Che non si aspetti il 15 maggio che Napolitano lasci lo scranno per trovare una soluzione che dia giovernabilità a questo Paese. L'idea di un accordo col PDL mi fa star male. Che si accetti un governo che possa ottenere il voto del M5S con un passo indietro di Bersani fatto di persone indipendenti e che non appartengono alla politica dei partiti. Facciamo una nuova legge elettorale e qualche misura urgente di emergenza soprattutto per il lavoro (quindi famiglie e imprese). E poi al voto se sarà necessario. Questo significa FARE PRESTO.
Stare in un partito significa anche fare il possibile perché lo stesso faccia gli interessi del Paese e dei cittadini, non del partito in quanto tale. Io non mi considero un renziano. Anzi, molto spesso, mi trovo in disaccordo con il sindaco di Firenze. C'è però l'esigenza di FARE presto qualcosa per invertire la rotta del nostro Paese.
16 aprile 2013
Tassa sui rifiuti, si può pagare in modo più equo.
Pubblico di seguito una mia intervista apparsa nell'ultimo numero de La Piazza della Bassa Padovana.
Buongiorno, da cosa nasce la sua riflessione sulla gestione dei rifiuti? Nasce dall’introduzione della Tares: la una nuova tassa sui rifiuti che pagheremo da luglio.
Con l'arrivo della Tares i cittadini pagheranno di più per volere del governo centrale. Ma pagheranno anche in modo più equo? Nella Tares i cittadini pagheranno altri servizi comunali oltre all’asporto rifiuti ma un’applicazione più equa dipenderà dal volere delle singole amministrazioni comunali.
Cosa propone per trovare una maggiore equità? Io credo che sia equo che un cittadino paghi in funzione della quantità di rifiuto secco indifferenziato che produce. Come già accade in alcuni comuni è sufficiente avviare la politica della tariffazione collegato al numero di svuotamenti necessari per singolo nucleo familiare.
Nei Comuni dove è attiva la rilevazione degli svuotamenti, come sta evolvendo il rapporto tra cittadini e raccolta differenziata? Nei Comuni dove è stata attivata c'è stata una riduzione del rifiuto secco (-17%) a fronte di un aumento dei rifiuti riciclabili (+8%). In parole povere: visto che il secco si paga e i riciclabili no, la gente è diventata più attenta nella differenziata. C'è ovviamente qualche furbetto che getta una parte di secco nei riciclabili (ma sono veramente pochissimi e facilmente sanzionabili).
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
